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E' l'ora della preghiera. Di Giovanni Paolo.Quanti in Europa, uomini e donne, sono aperti ai valori religiosi, avvertono quasi inflitte nella propria carne le ferite della guerra: l'angoscia, la solitudine, l'impotenza, il pianto, il dolore, la morte. Forse anche la disperazione. Ci siamo convinti ancor più fortemente che questi mali sono qualcosa che pesa sulle nostre spalle, che opprime i nostri cuori. Davanti a una simile tragedia non si può restare indifferenti; non si può dormire. Dobbiamo vegliare e pregare come il Signore Gesù nell'Orto degli Ulivi, quando portava su di sé tutti i nostri peccati sino a sudare sangue. Cristo è in agonia sino alla fine del mondo, e noi vogliamo accompagnarlo, questa notte, vegliando e pregando. I conflitti che sorgono intorno a noi, la fame, le privazioni, gli stenti che affliggono e tormentano tanti esseri umani da un capo all'altro del mondo, sono una sfida per tutti coloro che si professano seguaci di Cristo. Tante sciagure non sono forse il riflesso di quella lotta che oppone il male al bene, che contrappone ad una società basata sull'egoismo e sulla cupidigia la civiltà dell'amore? Cristo ci chiama a non lasciarci vincere dal male, ma a vincere con il bene il male, a costruire una civiltà in cui regni supremo l'amore, e che ponga in primo piano 9 rispetto dell'«altro». Torna alla pagina Preghiere di Giovanni Paolo II |